LEGGENDE URBANE: GLI "ERRORI" DEL CLUB
DI ROMA
Di Ugo Bardi - Marzo 2003
www.aspoitalia.net
Impallinare i "catastrofisti" èun facile sport che sembra dare
soddisfazione a chi lo pratica. All'epoca
delle guerre mondiali si accusavano i "disfattisti" con argomenti simili e lungo tutto il corso
della storia c'è sempre stato chi se la prendeva con chi osava
semplicemente accennare all'idea che non tutto andasse cosi' bene come le fonti
ufficiali pretendevano. A proposito dell'esaurimento delle risorse, le accuse
sono state particolarmente rumorose contro il rapporto "I Limiti alla crescita" del Club di Roma del 1972.
Da quello che si può leggere sui vari documenti su internet, è un
coro generale che gli autori di quel rapporto si sono clamorosamente sbagliati
su tutto. Persino il sito della World Nuclear Association" http://www.world-nuclear.org/sym/2003/macdonald.htm
(che vorrebbero passare per persone serie) cita il rapporto del club di Roma
come un'ovvia sciocchezza. Come esempio, prendiamo questo trafiletto pubblicato
recentemente da "il Giornale" (http://lgxserver.uniba.it/lei/rassegna/021123m.htm)
<< Hanno usato torti apocalittici, esagerati, over the top come diciamo
negli States: giusto dare l'allarme e preoccuparsi, ma terrorizzare no.
Hanno sbagliato moltissime previsioni <..> Nel 1972 il Club di Roma
elencava i "limiti della ricchezza": scarsità dei beni di prima
necessità, mancanza di beni sostitutivi, rincari vertiginosi. Invece i
prezzi sono addirittura scesi.>>
Questo testo èappresentativo del succo delle accuse
(molto piu' dettagliate in altri documenti) che si possono riassumere come:
"nel 1970 il club di Roma prevedeva un'aumento dei prezzi dei minerali
prima della fine del secolo, invece i prezzi sono diminuiti". Peccato che
sia una balla totale e che il club di Roma non abbia mai detto niente del
genere.
Rivedere cosa dice il libro incriminato è cosa che possiamo fare tutti. L'edizione
italiana non è più in stampa, ma si trova facilmente usata o nelle biblioteche.
Allora, dove sono tutti questi clamorosi "sbagli" delle previsioni
del club di Roma?
Rivisto a più di trent'anni
di distanza, il libro del club di Roma non solo non è sbagliato in niente, ma
anzi è sorprendentemente profetico. Per il petrolio, per esempio, a quel tempo
non si disponeva di stime attendibili, ma l'estrapolazione approssimativa fatta
dagli autori a circa 2000 miliardi di barili quasi perfettamente uguale alle
stime recenti di Campbell e altri. Per l'esaurimento del petrolio, il club di
Roma stimava approssimativamente il 2020, dato consistente con quella che si
ritiene oggi una data probabile per la quale l'estrazione delle rimanenti
riserve sarà troppo costosa per essere praticabile.
In nessun posto del rapporto
si parla di prezzi delle risorse che dovrebbero aumentare. In nessun posto si
parla di riserve, di nessun tipo, che dovrebbero esaurirsi prima del 2000.
Tutte le curve del libro parlano di una caduta dell'economia mondiale che
potrebbe arrivare verso la metà del ventunesimo secolo, ma comunque non prima
del 2010, circa. Il libro non è assolutamente catastrofista e specifica con
chiarezza che gli scenari di crollo di produzione avverranno soltanto per certe
ipotesi di comportamento irresponsabile degli esseri umani.
Allora, da dove arrivano tutte queste accuse? Come sempre, arrivano
dall'effetto valanga che è tipico della propaganda. Si parte da una pietruzza
di verità per far cader giù una frana di balle. In questo caso, possiamo
trovare la “pietruzza” nella tabella 4 del libro, che si trova a pagina 54-55
dell'edizione Italiana. Qui si fanno delle stime sulle durate possibili delle
riserve minerali basandosi sui dati disponibili. Nella quinta colonna
della tavola, si riporta una durata in anni nell'ipotesi che siano disponibili
le sole risorse accertate all'epoca. Solo in questa colonna si trovano date di
esaurimento di prima della fine del secolo XX (per esempio, per il petrolio si
parla di 20 anni, ovvero del 1992). Ma il testo del libro rende perfettamente
chiaro che gli autori si limitavano a riportare i dati a scopo
illustrativo. Si rendevano perfettamente conto che le riserve si stimano
sommando il valore delle riserve accertate a quello delle riserve probabili,
cosa ovvia a chiunque si occupi di queste cose. A pagina 57, gli autori dicevano
chiaramente: "L'effettiva disponibilità di risorse naturali sarà determinata
da un insieme di fattori assai più complesso di quanto non esprimano questi semplici indici"
Perciò, i dati di fig 4 sono da prendersi come puramente indicativi e le varie colonne
hanno variazioni di fattori anche uguali a 5. Accusare gli autori di "essersi sbagliati" per
via dei soli dati della quinta colonna è una pura fesseria. Sarebbe come accusare
di errori uno che fa una dimostrazione per assurdo in un libro di geometria.
Le previsioni "vere" degli autori, quelle che
loro ritengono come ragionevolmente probabili, sono quelle riportate nelle varie figure, per
esempio in figura 40 dove si riportano i risultati del "modello base". In questo ceso si vede che le
previsioni degli autori indicano un possibile culmine della produzione industriale verso il 2010, circa.
Nel 2004 è ancora decisamente un po' presto per accusarli di "essersi sbagliati".
Allora, siamo di fronte a un'altra delle tante leggende urbane. Come gli
alligatori delle fogne di New York, come le Armi di Distruzione di Massa di
Saddam, ripetendo le stesse
cose più volte si ha un effetto di amplificazione che alla fine rende certe
cose ovvie senza che nessuno si preoccupi di un confronto con la realtà. Per le
armi di Saddam, perlomeno si potuto verificare che era una balla. Per le
previsioni del club di Roma, possiamo ancora sperare che l'umanità ne tenga
conto e che riesca a seguire un corso che le renda effettivamente
"sbagliate". Per il momento, non se ne vede molto la tendenza, ma
forse ci possiamo ancora sperare.
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Da Terenzio Longobardi
t.longobardi@provincia.pisa.it
Ho riletto di
recente sia "I limiti dello sviluppo" che "Oltre i limiti dello
sviluppo" degli stessi autori, pubblicato vent'anni dopo il primo, storico
testo. Sono libri "eretici" rispetto alla cultura tradizionale e
dominante, per cui non c'è da meravigliarsi se vengono frequentemente
"messi al rogo". Ma li ritengo fondamentali per capire il mondo
moderno e per formare una cultura genuinamente ecologista. Uno dei limiti
attuali del movimento ambientalista e del partito verde italiani (ma la stessa
tendenza mi pare di intravederla anche a livello europeo e mondiale) è proprio
una sempre più scarsa consapevolezza dei principi fondanti dell'ecologia, la
scarsità delle risorse, i limiti dello sviluppo, la critica della crescita
economica esponenziale, la questione demografica ecc. Ho verificato io stesso
di persona in diverse occasioni, l'assoluta ignoranza o indifferenza rispetto a
queste tematiche di moltissimi ecologisti o pseudo-ecologisti. Nella peggiore
delle ipotesi assistiamo a un ambientalismo di "maniera" superficiale
e velleitario, nella migliore, prevale un approccio di "illusione
tecnologica", cioè la speranza taumaturgica in un aumento dell'efficienza
del sistema attuale come soluzione del problema ambientale. Questione
sicuramente importante, ma che in assenza di modifiche strutturali del modello
di sviluppo fondato sulla crescita esponenziale, si scontra inevitabilmente con
i limiti fisici rappresentati dal secondo principio della termidinamica.
Sarebbe forse utile organizzare su questi temi momenti di divulgazione, riflessione
e discussione, sia all'interno del movimento ecologista che nella società.
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Da Alberto Di Fazio
Caro Ugo,
sulla questione del primo e del secondo
lavoro di Meadows et al. (Limits to Growth e Beyond the Limits), si puo' dire
anche di piu' di quanto tu hai giustamente notato, a difesa delle loro
previsioni nel modello "standard". Si tratta di questo: i loro
modelli in realta' fanno run numerici evolutivi veri e propri di variabili tipo
numeri indice (a parte la popolazione e il wip -world industrial product). In
particolare, tale e' la variabile risorse naturali. In aggiunta a cio', si
fanno dei run suppletivi con variabili secondarie - o "edit
quantities" - e cioe' funzioni - a loro volta - di variabili principali.
In questa categoria ricade il caso del petrolio e di diverse altre risore o
minerali, metalli, etc. Per nessuna di queste era previsto l'esaurimento -
almeno nella serie di run principali, tra cui appunto il run
"standard" - per il 2000. Il punto di crisi era previsto intorno al
2020 per il prodotto industriale (wip) e per il prodotto agricolo, e una decade
e mezzo dopo per la popolazione. In ogni caso, tali punti di crisi (il picco
con successivo collasso delle relative variabili) NON prevedevano come
motivazione l'esaurimento delle risorse, ma l'innesco di flussi superiori ai
flussi limite, oppure il raggiungimento e superamento per alcune variabili
(come per esempio l'inquinamento) dei loro valori limiti per determinate altre
variabili chiave (come la produzione agricola, etc).
Ancor piu' chiaramente, la variabile
"risorse naturali" – espressa come numero indice di un determinato
paniere di sotto-variabili descriventi processi di inquinamento - viene data
raggiungere nel 2000 (vedi grafici del modello standard sia nel lavoro del 1971
che in quello del 1991) circa il 75% del valore iniziale - ossia un decremento
di appena il 25% circa!! ALTRO CHE ESAURIMENTO DELLE RISORSE!
Semmai - vedi proprio il caso del petrolio - sono stati troppo ottimistici, con
i parametri del modello. Infatti, se consideriamo questa sottovariabile, il cui
tasso di estrazione sappiamo tendera' a piccare circa una decade da adesso,
vediamo che applicando la condizione di Hubbert (picco quando il petrolio
residuo e' circa il 50% dell'iniziale) adesso dovremmo essere ad un livello
nell'intervallo 60%-50% del valore iniziale, quindi addirittura piu' depletato
nella realta' che nei calcoli del modello standard di world3.
Questi quindi - come dicevano del resto
i loro autori - erano davvero super-ottimistici, altro che
"catastrofistici"! Come vedi, proprio di BALLE si tratta circa le cosiddette
previsioni "errate" del gruppo di Meadows circa l'
"esaurimento" delle risorse. Semplicemente le crisi previste NON
erano innescate da alcun "esaurimento", bensi' da flussi e tassi di
variazione ben oltre i limiti del sistema. Va ricordato, infine, che
diversi governi istituirono addirittura delle task forces interministeriali per
screditare il club di Roma e le previsioni del suo gruppo scientifico di
modellistica al MIT. Tra questi governi, ricordiamo gli USA e la Gran Bretagna.
E tra i capofila di queste operazioni ricordiamo l'economista Nordhaus, che ha
scritto "Models of Doom" (Modelli di Sventura), libercolo pieno di
falsita' ed affermazioni grossolane, parziali e zeppe di dati sbagliati per
confutare e prendere in giro il lavoro di Meadows et al e del General Dynamics
Group del MIT. Purtroppo, bisogna dire che l'operazione di
mistificazione riusci' pienamente, visto che ancora oggi nell'opinione comune
di quei pochi intellettuali che hanno
sentito parlare
di quel lavoro vigono proprio queste sciocchezze e balle varie.
http://www.iac.rm.cnr.it/~spweb/home.html , sull'irrisolvibilita' della crisi
climatica con sole misure di efficienza energetica (cio' a causa del II
Principio della Termodinamica) che fa vedere bene, con calcoli espliciti e
grafici, che senza rinunciare
alla crescita
continua pretesa dal mercato (per giunta esponenziale) non vi e' modo di
combattere la crisi climatica in atto e prevista.
Negli articoli
summenzionati si spiega bene il tipo di disinformazione, deformazione e
sbarramento informativo messo in atto contro i lavori del gruppo di Meadows (I
Limiti dello Sviluppo e Oltre i Limiti dello Sviluppo). Inoltre, si puo'
trovare un'analisi del perche' la crisi da picco di Hubbert non risolverebbe la
crisi climatica (il picco di Hubbert del carbone e' ancora molto distante
-70-100 anni - e per ogni watt (precedentemente generato a petrolio) sostituito
dal carbone si emette circa il 30% in piu' di anidride carbonica)
da Ali Samsam
Bakhtiari:
Dear Ugo,
Thank you for this one and The Club of Rome (on which
I entirely agree with you --- see my
presentation).
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Da Emilio Martines
Caro Ugo,
sottoscrivo in pieno sia quanto da te affermato nel tuo scritto originale che
le osservazioni di Terenzio Longobardi. Purtroppo e' vero che il meccanismo
dell'"illusione tecnologica" costituisce uno schema mentale
potentissimo, l'ho constatato anch'io molte volte. Ti segnalo (solo
parzialmente a proposito) un articolo molto bello di Umberto Eco, che parla tra
l'altro del ruolo della tecnologia nella nostra societa', assimilabile a quello
della magia in tempi piu' antichi: http://www.cicap.org/articoli/at101711.htm
Personalmente
penso che sarebbe veramente interessante se si riuscisse a dar vita a un
gruppo/comitato che si occupi di approfondire le tematiche legate ai limiti
della crescita (di cui il problema del picco del petrolio e' solo uno degli
aspetti) e a realizzare un'opera di divulgazione e riflessione, sempre
mantenendo un approccio rigorosamente scientifico. Certo, come farlo in pratica
e' tutto un altro problema...