Perchè i politici non fanno niente


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Tempo fa, ero seduto in platea ad uno dei tanti incontri sull'energia che si fanno in questo periodo. Parlava l'assessore di non so che, o forse era il presidente della commissione di non so che altro. Parlavano di impianti di riscaldamento solare, di mezzi pubblici, di biciclette, di fotovoltaico e di eolico. Uno consigliava di fare la doccia invece del bagno, che si risparmiano due terzi dell'acqua.

Tutte buone pratiche, certo. E' bene che questi amministratori si siano resi conto che bisogna fare qualcosa, magari anche solo farsi la doccia invece del bagno è qualcosa. Ma le parole che mi giravano per la testa mentre stavo li a sentire, tuttavia, erano "non basta" e anche "troppo tardi".

Non solo non stiamo facendo abbastanza, ma stiamo continuando con le vecchie pratiche che peggiorano la situazione Stiamo costruendo edifici con grandi pareti di vetro e con caldaie di riscaldamento che sembrano la sala macchine del Titanic. Continuiamo a comprarci SUV e altri mezzi di trasporto fuori di ogni proporzione rispetto alle necessità. Continua la "logisticizzazione" del paese con la costruzione di nuove strade, ponti e gallerie, come se avessimo carburante per tempi infiniti.

Ma il picco di estrazione del petrolio convenzionale è già arrivato e stiamo mantenendo la produzione basandosi su petroli costosi e di bassa qualità, che comunque raggiungeranno i loro limiti entro pochi anni. Per non parlare poi della situazione climatica dove, oltre agli uragani e alle calotte polari che si sciolgono, ci sono preoccupanti sintomi di un possibile arrivo di quello che si chiama il "cambiamento climatico brusco" che ci potrebbe fare danni spaventosi.

A fronte di questa inerzia, in Italia abbiamo solo lo 0.01% di contributo del fotovoltaico alla produzione energetica, solo lo 0.2% dall'eolico. Di quanto dobbiamo aumentare la produzione di energia rinnovabile prima di arrivare a un contributo significativo? Sperate che l'uranio vi tolga dagli impicci? Ma quanto ci vorrebbe per ripartire con nuove centrali? E chi ci darebbe l'uranio del caso quando tutti sono affamati per averlo e non ce n'è abbastanza per tutti?

Queste cose mi frullavano per la testa mentre tornavo a casa dalla conferenza. I problemi sono chiarissimi e anche gravi. Com'è che i politici non fanno niente o, perlomeno, fanno così poco?

A casa, mi sono bastate poche cliccate su internet per scoprire che questo fallimento degli amministratori è cosa già nota e stranota. Ha anche un nome: si chiama MOD (Misperception of Dynamics). (cliccate "Erling Moxnes" su google e troverete i suoi articoli in proposito). E' parte di un campo della scienza che si chiama "Dinamica dei Sistemi", quel metodo, per intenderci che è stato usato dal gruppo del MIT per il loro famoso studio del 1972 "I Limiti dello Sviluppo".

Moxnes e altri hanno scoperto che gli esseri umani hanno sempre delle grandi difficoltà per gestire sistemi "complessi" ovvero sistemi dove esiste un certo lasso di tempo fra uno stimolo e la reazione che ne consegue. Questo anche anche se hanno davanti tutti i dati e il potere di prendere tutte le decisioni del caso in completa autonomia, Gli esseri umani tendono sempre a reagire troppo lentamente all'inizio, e poi a esagerare nella reazione.

E' come una persona che monta per la prima volta su una bicicletta. Un principiante reagisce troppo lentamente quando la bici si inclina da una parte, poi sovracompensa e si inclina troppo dall'altra, poi di nuovo dalla parte opposta. Il tutto risulta in quelle oscillazioni incontrollabili che alla fine fanno cascare per terra il ciclista inesperto.

Si può imparare a controllare una bicicletta, ma questo può richiederequalche livido e qualche sbucciatura. Per sistemi un po' più pericolosi, abbiamo simulatori, tipo quelli usati per quelli che imparano a guidare un 747. Avremmo anche dei simulatori per imparare a guidare tutto il pianeta, il primo fu quello sviluppato dal gruppo del MIT nel 1972 (I Limiti dello Sviluppo). Ma, finora, il pianeta non l'ha mai guidato nessuno quindi non abbiamo piloti in grado di condurlo. Così, la reazione tarda ad arrivare, ma quando arriverà potrebbe essere eccessiva (per esempio "conquistiamo il Medio Oriente per prenderci il petrolio!"). Già ora, il tentativo di attaccarsi a tutte le robacce dalle quali in qualche modo si può estrarre petrolio (sabbie bituminose, carbone, idrati di metano e simili) rischia di peggiorare enormemente la situazione climatica.

Comunque vada, trovare un punto di equilibrio sarà molto difficile. Eppure, in principio, ne possiamo essere capaci. Abbiamo qualcosa che non è mai esistita prima, la capacità di fare modelli planetari che ci dicono che cosa avverrà come risultato di certe azioni, senza bisogno di distruggere un pianeta vero per saperlo. Ma bisogna credere in queste capacità umane, non fare come è stato fatto al tempo del primo lavoro dei "Limiti dello Sviluppo" quando tutti lo considerarono un'ovvia sciocchezza. Bisogna lavorarci sopra, altrimenti non riusciremo a controllare la bicicletta planetaria e i risultati saranno qualche robusto livido e sbucciature.